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Radiosanit, storia di un’impresa sanitaria privata

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Mario Verdecchia

Mario Verdecchia, fondatore e amministratore unico di Radiosanit, azienda con sede a Roseto degli Abruzzi che eroga servizi sanitari, si racconta. Dagli inizi come tecnico radiologo al Sant’Orsola di Bologna all’idea di creare una struttura polifunzionale. Oggi Radiosanit svolge tanti servizi e per alcuni di questi, in particolare la diagnostica per immagini, è convenzionata con la Asl ed affianca il pubblico cercando di sostenerne l’attività e di abbattere le liste d’attesa.

Mario Verdecchia, quando e com’è nata l’azienda?
«Nasce da un’idea, frutto della mia esperienza di tecnico radiologo presso il Sant’Orsola di Bologna. Lì ho lavorato per circa sei anni e poi sono tornato ad Atri, dove sono nato e dove risiedevo, per proseguire presso l’ospedale cittadino il mio lavoro. Mi sono accorto subito, però, che questa dimensione mi stava stretta. Il mio desiderio era di mettere a frutto diversamente l’esperienza accumulata».

Decise quindi di mettersi in proprio?
«Ero già sposato con due figli, lavoravo presso l’ospedale sia come radiologo sia come docente della scuola dei tecnici di radiologia e non mi lamentavo certo delle mie condizioni economiche. Tuttavia avvertivo la necessità di mettermi alla prova avviando un percorso diverso e così chiesi l’aspettativa che, però, l’ospedale mi rifiutò perché in quel periodo aveva bisogno di personale…».

E quindi cosa accadde?
«Accadde che mi dimisi e aprii la Radiosanit di Roseto. Era il 1980. All’inizio partii con un semplice studio radiologico e di terapia fisica, quasi al centro della cittadina, convenzionato con le mutue del tempo. Proprio in quel periodo entrò in vigore la riforma sanitaria nazionale e la strada si fece in salita perché il privato che offriva servizi sanitari, di fatto, fu messo alla gogna».

Fu difficile partire?
«Non fu semplice e non solo perché, per poter partire, mi dovetti indebitare ma appunto perché la riforma prediligeva molto il sistema pubblico».

Quale fu il segreto all’inizio?
«Un segreto semplice. Tutto ciò che guadagnavo lo reinvestivo nell’azienda, che si fondava sul mio lavoro e su quello di altri due professionisti. Tanti sacrifici, ma li rifarei perché è stata una bella avventura. Ho però cambiato davvero rotta e modo di lavorare quando capii che potevo offrire un servizio realmente alternativo a quello che offriva il pubblico ai malati».

Cosa le fece scattare questa molla?
«L’aver incontrato una persona anziana che faceva l’autostop e piangeva perché da Roseto doveva andare a Giulianova a fare degli esami radiologici. Aveva un’impegnativa in mano. Rimasi impressionato. L’accompagnai al mio studio e le feci gratis gli esami che chiedeva».

Cosa le insegnò questa storia?
«Che potevo dare qualcosa in più rispetto a ciò che offriva la sanità pubblica, mai sostituendomi ad essa ma sempre integrandomi con i suoi servizi. Un approccio che mi ha aiutato a cambiare il passo e a puntare molto più in alto».

Che vuol dire?
«Decisi che avrei creato una struttura che, per qualità e cortesia, offrisse sempre il massimo. Ciò che, allora e in alcuni casi anche adesso, non sapeva offrire alle persone che avevano bisogno. Ho investito sempre tutto il mio denaro nell’azienda che, man mano, iniziò a crescere e a diventare più grande. Ho cambiato due sedi fino ad arrivare a questa nuova sede, nel 1998, che si rivelò subito abbastanza ampia da accogliere i progetti di Radiosanit».

Parla di progetti innovativi?
«Un esempio per tutti. Fummo i primi in Abruzzo e tra i primi in Italia ad introdurre la laserterapia, negli anni Ottanta. Da noi arrivano sportivi anche da fuori regione, molti dalle Marche. Agli inizi degli anni Novanta un’altra novità importante: la medicina del lavoro, che ci vede impegnati da allora con le nostre unità mobili che vanno direttamente all’interno delle aziende. Un servizio che ci vede tra le prime strutture in Italia per qualità del servizio. In particolare, poi, dal 2009 Radiosanit è tra le poche realtà imprenditoriali che continua a investire risorse considerevoli in innovazione e tecnologie e questo è, di certo, uno dei fattori alla base del nostro crescente successo».

Innovazione e poi… cos’altro funzionò?
«Innovazione e diversificazione delle attività. Solo con la radiologia non saremmo andati lontano. Il fatturato delle attività svolte in convenzione con il servizio sanitario nazionale ha inciso sempre molto poco sul fatturato complessivo. Senza presunzione dico che Radiosanit è riuscita a replicare un autentico modello di imprenditorialità in un settore non facile come è la sanità. Eravamo partiti in tre, oggi per l’azienda lavorano circa quaranta persone tra dipendenti, collaboratori e consulenti. Inoltre, siamo stati la prima società in Abruzzo a ottenere la certificazione di qualità ISO 9001, che ci ha consentito di ottimizzare e coordinare al meglio le procedure e l’attività dei vari settori operativi».

Cosa rappresenta oggi Radiosanit?
«Una struttura che svolge tanti servizi e per alcuni di questi, in particolare la diagnostica per immagini, è convenzionata con la Asl ed affianca il pubblico cercando di sostenerne l’attività e di abbattere le liste d’attesa. E i risultati che abbiamo ottenuto, straordinari in un breve lasso di tempo, ci stanno dando ragione».

Nicola Catenaro

Da “Unindustria”, magazine di Confindustria Teramo, numero 49, giugno 2013

di Nicola Catenaro

martedì 25 Giugno 2013 alle 19:42

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3 commenti per 'Radiosanit, storia di un’impresa sanitaria privata'

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  1. non è affatto un radiologo. Serietà!

    omonimo

    14 Apr 2015 alle 15:09

  2. Non credo di aver scritto che si tratti di un radiologo, ma di un tecnico radiologo

    Nicola Catenaro

    26 Apr 2015 alle 23:01

  3. …”Dagli inizi come radiologo al Sant’Orsola di Bologna all’idea di creare una struttura polifunzionale”…non mi permetto di mettere in dubbio la sua buona fede ma l’errore é chiaro, un radiologo é laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Diagnostica per immagini…solo successivamente specifica tecnico.

    omonimo

    29 Apr 2015 alle 12:52

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