Cvetic: «Servono giovani che credano nell’agricoltura»
Marina Cvetic ama ripetere che «terra, vigne e cielo sono terapia di vita». Chi può darle torto? Pronunciata però dalla donna del vino, l’imprenditrice che più di tutte (e anche più di molti suoi colleghi maschi) in Abruzzo simboleggia il nettare che accompagna le nostre pietanze e si fonde con i sentimenti dell’anima, questa frase assume una valenza più profonda. Sarà perché la sua è una storia d’amore. Per un uomo, innanzitutto, e poi per il vino, la passione condivisa con lui per anni. Per amore Marina Cvetic seguì in Italia il suo futuro marito, Gianni Masciarelli, «un uomo geniale» (parole sue) che se n’è andato troppo presto. Era una ragazza. Oggi è una donna più consapevole che prosegue l’opera iniziata con il compagno, quotidianamente e con la stessa energia, come se quel legame non si fosse mai spezzato. L’abbiamo intervistata, siamo partiti dagli inizi.
Marina Cvetic, imprenditrice. Quando e come è iniziato il suo rapporto con il vino?
«Mio nonno faceva il vino in Croazia, sulla costa dalmata, e io ebbi il mio primo contatto a cinque anni, travasando il vino dalle botti di castagno e procurandomi accidentalmente anche la prima ubriacatura. Sì, perché nei tubicini di caucciù con cui avveniva l’operazione restava sempre un residuo che, immancabilmente, suscitava la curiosità dei bambini e anche la mia in quel caso».
Le piaceva osservare suo nonno al lavoro?
«Sì, e anche aiutarlo per me era un gioco molto divertente. Un gioco che, diventata adulta, si è trasformato insieme a Gianni Masciarelli in lavoro e passione».
In che occasione ha incontrato Gianni Masciarelli?
«Avevo vent’anni. Ero una bambina. Ho attraversato la costa e per me è stato l’’inizio di una nuova avventura. Una sfida».
Una sfida perché?
«Perché Gianni Masciarelli era un uomo geniale che credeva fortemente in quello che faceva e pensava davvero di poter cambiare sensibilmente un intero territorio. È stata una sfida offrire supporto a un uomo che aveva tanto altruismo dentro di sé, tanta voglia di fare e di realizzarsi e soprattutto il desiderio di affrancare l’Abruzzo da quell’immagine di regione enologica di serie B degli anni Ottanta e portarlo in serie A. Era un campione e la potenza di un campione riesce a cambiare le cose».
Cosa rappresenta il vino per lei?
«Un meraviglioso ponte sociale. Uno strumento notevole di pace e un incredibile veicolo produttivo ed economico. Ed è anche una gioia di vivere».
Lei presta il nome a un vino importante che l’azienda Masciarelli produce.
«Gianni Masciarelli ha voluto dare il mio nome a uno dei nostri vini. Per lui è stato anche un modo romantico di premiare la propria moglie intitolandole una linea intera di vini».
Il “Marina Cvetic” rispecchia il suo carattere?
«Non saprei dare una risposta. Sicuramente rispecchia la mia terra e il vitigno che rappresenta».
Quale periodo dell’anno attende di più nel suo lavoro?
«Facendo sul serio questo mestiere, ho imparato ad apprezzare di più la stagione che prima non mi trasmetteva molto. Primavera, estate e inverno le ho sempre trovate stagioni stupende. L’autunno mi ispirava di meno. Ora invece è l’autunno a parlarmi di più».
Quanto ha da dire ancora l’Abruzzo del vino? Quanto il suo messaggio è ancora sconosciuto all’esterno?
«L’Abruzzo enologico ha ancora tanto, direi tantissimo, da dire. Ma il suo messaggio è già abbastanza conosciuto. Ci vuole tempo, pazienza. Ci vogliono generazioni e nuovi uomini. Ci vogliono i giovani che credono nell’agricoltura, senza se e senza ma».
A un giovane che volesse diventare produttore di vino, che consigli offrirebbe?
«Gli consiglierei di iniziare dalla propria passione e dalle proprie radici. E poi, strada facendo, direi che deve essere disposto anche a fallire».
Fallire?
«Sì, è un rischio che deve mettere nel conto».
Montepulciano, Cerasuolo, Trebbiano. Quale di questi vini d’Abruzzo predilige?
«Per la merenda al mattino il Cerasuolo, per il pranzo di pesce il Trebbiano, per la cena con una bistecca il Montepulciano».
Quali nuove sfide attendono l’azienda Masciarelli?
«Noi cerchiamo di divertirci e di fare le cose puntando a un’alta qualità. Dobbiamo tenere conto anche dei tempi complessi in cui viviamo, per i quali alcune cose non dipendono da noi ma ad esempio da situazioni geopolitiche internazionali. Detto questo, il Montepulciano e il Trebbiano hanno già una buona posizione e quindi la nuova sfida è sicuramente il Cerasuolo».
Ha nostalgia della sua terra d’origine?
«Mi sento cittadina europea e mi trovo bene in tutti i Paesi perché trovo gente meravigliosa dappertutto. È un valore, questo, che mi regala stimoli ed entusiasmo. Tutti i giorni».
CHI È
In 30 anni di attività, Masciarelli Tenute Agricole (con sede a San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti) è diventata una realtà conosciuta in Italia e nel mondo anche grazie all’impegno e alla tenacia di Marina Cvetic Masciarelli, donna del vino di stile e figura di riferimento dell’azienda. Nata a Belgrado nel 1967, Marina Cvetic ha vissuto la sua giovinezza tra Croazia, Austria e Germania. È proprio all’estero che nel 1987 incontra Gianni Masciarelli: da quel momento, nasce un legame privato e professionale di straordinaria intensità, coronato dal matrimonio e dalla nascita di tre figli – Miriam, Chiara e Amedeo – oltreché da numerosi successi professionali condivisi. Dinamica, tenace, dal talento spiccato e dalle idee molto chiare, Marina Cvetic imprime la propria personalità e il proprio tocco femminile all’azienda creata da Gianni, affiancandolo all’inizio in tutte le attività e, in seguito, specializzandosi nella gestione dei mercati esteri. Assecondando una sua passione e mettendo a frutto i molti olivi acquisiti con la crescita delle tenute Masciarelli, Marina introduce in azienda una piccola produzione d’olio di qualità. Insieme a Gianni, crea la Masciarelli Selection, una selezione di vini di alta qualità di piccoli produttori italiani ed esteri che condividono la visione di artigianalità e rispetto dell’ambiente di Masciarelli. Negli anni a seguire, Marina affianca allo sviluppo di nuovi prodotti e brand il lavoro sempre più intenso volto all’internazionalizzazione dell’azienda e all’acquisizione di una gestione manageriale d’impresa. Viaggiando da un continente all’altro, si dedica alla crescita dei mercati consolidati e all’apertura di nuovi mercati, arrivando ad esportare in pochi anni in oltre 50 Paesi.
(Intervista pubblicata su “La Città quotidiano” del 13 marzo 2015)