Il podcast (abruzzese) nato per non perdersi di vista
C’è chi parte per vivere un’esperienza professionale diversa, chi per inseguire un amore. Poi all’estero trovano davvero lavoro, mettono davvero su famiglia e non tornano più. Ma il legame con l’Italia resta fortissimo e, pur a volte criticandone gli aspetti negativi, tutti gli intervistati rimpiangono del nostro Paese le cose più preziose, la cucina al primo posto.
“Una vita da lontano” (su YouTube e altri canali social) è il podcast che racconta la vita degli expats italiani di oggi ed è nato dall’idea di tre giornalisti teramani i quali in passato – prima che due di loro si trasferissero all’estero – conducevano programmi radiofonici d’intrattenimento in alcune radio locali….
… Sono Piero Carlucci (che ora risiede a Malta e lavora come gaming manager per il mercato svedese), Raffaele Labrozzi (che si è trasferito a Cork, in Irlanda, e lavora per una multinazionale) ed Emiliano Pilotti (l’unico che è rimasto in Italia continuando a specializzarsi in comunicazione video).
Tutti e tre hanno tra i 47 e i 48 anni e, a distanza di 17 anni dalla loro ultima trasmissione “fisica” in una radio “vera”, hanno deciso di ricrearsi un ambiente virtuale dove potersi incontrare di nuovo e intervistare chi, come Piero e Raffaele, ha trasferito all’estero il proprio progetto di vita.
In poco più di anno di attività sono già 67 gli intervistati, tra i quali nomi già conosciuti come Gaia Dominici, che lavorava come fotografa a Milano e in Kenya si è innamorata di un guerriero Masai; Filippo Tattoni Marcozzi, teramano anche lui, curatore d’arte di artisti come Elton John ed ex direttore della Goss- Michael Foundation; Luca Manfè, vincitore di Masterchef Usa; Raffaele d’Andrea, carabiniere all’ambasciata di Dublino e scrittore di fantascienza.
Ma tra quelle realizzate ci sono anche storie inedite come quelle di Giulia, che si è trasferita in Giappone e fa la sommelier di sakè; Adele, che vive in Spagna e dirige una rivista; Patrizio, cuoco di successo a Varsavia; Giovanni, blogger in Giappone.
Persino il sottoscritto – nel corso di una puntata che tra il serio e il faceto era stata organizzata per rimediare alle difficoltà di organizzare una intervista per questo blog – si è ritrovato nella schiera dei “personaggi” del podcast.
In realtà, la cosa più interessante che ho scoperto, quella più poetica se volete, è che questi tre colleghi si ritrovano quasi ogni settimana, rosicchiando parte del proprio tempo libero, per non perdersi di vista e continuare a frequentarsi anche solo online.
Il web, i social, non hanno solo il maledetto difetto di renderci “addicted” come se fossero una droga, ma anche uno straordinario potere benefico: accorciano le distanze e rendono possibile il miracolo di continuare a coltivare un’amicizia anche a migliaia di chilometri di distanza.
Lunga vita dunque a… “Una vita da lontano”, podcast abruzzese dell’amicizia, una pozione salvifica e rara, da prendere a dosi massicce, soprattutto in questo periodo.
Nicola Catenaro