Archivio per Agosto 2013
Io e mio padre John, che insegna a scrivere col cuore
Chi non ama leggere, dovrebbe sfogliare un suo libro almeno una volta nella vita: cambierebbe idea in un attimo. Chi non ha mai letto un suo libro, dovrebbe comprarli tutti a cominciare da “Aspetta primavera, Bandini”, “La confraternita dell’uva”, “Chiedi alla polvere” e “Sogni di Bunker Hill”. Quattro capolavori da leggere d’un fiato per rimettere pace dentro la propria anima e guardare le cose che ci circondano con gli occhi colorati della poesia e delle emozioni più vere. Parliamo naturalmente di John Fante, l’indimenticato scrittore e sceneggiatore italo-americano che ha fatto della vicenda umana e dei sogni di Arturo Bandini, suo alter ego, un mito letterario da sistemare ai primi posti della libreria ideale di ciascuno di noi. A trent’anni dalla sua morte, abbiamo incontrato il figlio Dan, anch’egli scrittore, in Abruzzo per ricordare il padre in occasione dell’ultima edizione del festival di Torricella Peligna (il paese di origine della famiglia) a lui dedicato.
Freyrie, se la scrittura diventa uno spasso molto serio
Se non scrive, legge. Se non legge, suona la chitarra (classica ed elettrica). Vive a Bologna e lavora a Milano ma nelle sue vene, grazie alla madre, scorre sangue abruzzese. Ama Giulianova, dove trascorre (parole sue) almeno un mese all’anno della sua vita da quando è nato. Non è un tipo di quelli che danno nell’occhio, tuttavia è difficile che gli sfugga qualche dettaglio della realtà che lo circonda. Se non lo conosci bene, fai fatica a credere che una persona così seria, gentile e a modo sia capace di far ridere fino alle lacrime, davanti allo schermo, milioni di italiani. Come? Semplice: Francesco Freyrie, scrittore di teatro e televisione, è uno degli autori di punta della squadra di Maurizio Crozza. A volte fa capolino, agghindato come un perfetto corazziere, accanto al Crozza-Napolitano. Non ha velleità di attore, al contrario. È uno che ha fatto della scrittura una precisa ragione di vita oltre che il suo unico e prezioso (soprattutto per gli altri) lavoro.
Bimbo dimenticato nello scuolabus, autista suicida
Un anno e mezzo fa era stato accusato di coprire il collega che aveva dimenticato un bimbo di quattro anni nello scuolabus che guidava. Ieri si è ucciso, impiccandosi nella sua abitazione. Protagonista di questa storia triste è G.V., 49 anni, di Montorio al Vomano (Teramo). Si è tolto la vita nella tarda serata, dopo essersi chiuso all’interno del bagno. Nessun sospetto che potesse compiere un simile gesto da parte dei familiari, i quali, solo successivamente, non vedendolo uscire, hanno forzato la serratura e sono entrati nella stanza facendo la macabra scoperta. I tentativi di rianimarlo sono andati a vuoto. Per l’autista, ormai, non c’era più nulla da fare. Sul posto, oltre al personale del 118, sono arrivati i carabinieri per i rilievi di rito. Il nulla osta alla sepoltura è stato già disposto.
Professione: romanziere fantasy. A sedici anni
Marco Esposito, teramano, sedici anni, professione: romanziere. Lo si può già dire perché il suo primo romanzo, “Il vaso di Pandora”, pubblicato da Artemia Edizioni (2012, pagg. 278, 15 euro), è soltanto il primo volume di una corposa trilogia e sulle altre puntate della saga il nostro sta già lavorando. Se il buongiorno si vede dal mattino, la triplice fatica di Marco sarà ampiamente ripagata visto che la sua opera d’esordio, già presentata a Teramo, Pescara, L’Aquila ed Ascoli Piceno, anche nelle scuole, sta già riscuotendo significativi consensi.
Un libro che Marco ha scritto quando aveva tredici anni (o poco più) ma che ha visto la luce solo alcuni mesi fa. Questo, con ogni probabilità, perché non è semplice, almeno non lo è per tutti (fatta eccezione per i genitori o per chi è abituato a cacciar talenti), scoprire che un bambino riesce a coinvolgere giovani e meno giovani, con la propria scrittura, al pari di un adulto. Affrontando magari argomenti diversi, ma con la stessa profondità di chi è già maturo. Continua la lettura »