Costretto a pagare tasse su soldi mai ricevuti
Commerciante vince la causa per danni contro il Comune, l’ente fa ricorso e ottiene la sospensione del pagamento ma l’Agenzia delle Entrate intima ugualmente al primo di versare l’imposta di registro sulle somme mai ricevute. Il Comune, a sorpresa, interviene e paga al suo posto.
È la singolare vicenda di cui è stato protagonista il titolare di un ingrosso di frutta e verdura di Teramo, Giuseppe Panichi, al quale l’Agenzia delle Entrate ha recapitato una cartella esattoriale di ben 62.383 euro. Sono le tasse applicate sui due milioni di euro che il tribunale cittadino gli ha riconosciuto con sentenza nella causa contro l’amministrazione. Ma questi soldi non sono mai arrivati nelle sue tasche.
Dopo aver presentato ricorso, infatti, il Comune ha chiesto la sospensione degli effetti della sentenza. E così, in attesa della definizione del giudizio, la Corte d’Appello dell’Aquila, con ordinanza cautelare, ha ridimensionato la somma da pagare a 250 mila euro. Anche l’imposta di registro avrebbe dovuto subire automaticamente una riduzione. Ma la macchina burocratica non fa sconti. Per poter ottenere la riduzione, come spiega l’avvocato Luciano Scaramazza, che ha assistito e assiste Panichi nella causa davanti al Tribunale e alla Corte d’Appello, il commerciante deve presentare un ricorso alla commissione tributaria.
Il Fisco, infatti, basandosi sulla sentenza del Tribunale, pretende che i 62 mila euro siano versati comunque entro un termine di 60 giorni, pena gli interessi di mora e penali varie. Panichi, scoraggiato, ha preso carta e penna e scritto di suo pugno una lettera al presidente del Consiglio Monti, al quale ha chiesto di poter uscire da questa assurda vicenda senza essere costretto a presentare ulteriori istanze. Per il commerciante, storico proprietario in città dell’ingrosso “Specialfrutta”, il calvario iniziato nel 1997 non sembra avere una fine nonostante le carte gli diano ragione. «Non ci sarebbe niente da dire se questa richiesta si riferisse ad un tributo maturato e quindi da me dovuto – scrive nella lettera Panichi -. Si riferisce, invece, alle spese di registro ed ai relativi interessi per la causa da me vinta davanti al tribunale di Teramo nel mese di marzo del 2011, dopo quindici anni stressanti con spese e lungaggini indicibili». «Ancora una volta – si sfoga nella lettera – il cittadino si trova a dover combattere una lotta impari contro una amministrazione spesso ottusa e sorda al richiamo della ovvietà». Dopo una pausa durata appena un giorno, è lo stesso Comune a togliere d’imbarazzo il commerciante. Il sindaco, Maurizio Brucchi, spiega a Corriere.it che «visto che l’obbligo di pagamento grava tanto sulla società Specialfrutta che sull’amministrazione» e che «per non andare incontro a sanzioni, bisogna pagare», «l’amministrazione si farà parte diligente per provvedere al pagamento dell’imposta di registro liquidata dall’Agenzia delle Entrate di Teramo e relativa alla sentenza di primo grado oppure ottenere una sospensione dell’avviso».
Nicola Catenaro
Pubblicato il 24 ottobre 2012 su Corriere.it
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