Messe e fiori per l’anonimo che nessuno riconobbe
Era un giovane di circa trentacinque anni, statura media, capelli ricci e neri. Indossava una giacca verde a quadri taglia 48 e portava scarpe numero 42. Non aveva soldi né documenti addosso. Nel portafogli, solo un piccolo pettine e un santino della Madonna di Loreto. La sua vita è finita sotto le ruote di un treno una domenica pomeriggio di quindici anni fa, intorno alle 14, sulla linea ferroviaria Ancona-Pescara, nei pressi di Roseto degli Abruzzi.
Pioveva a dirotto e il recupero della salma fu piuttosto complesso. Disgrazia o suicidio? L’interrogativo è ancora aperto. Certo è che la sua identità (il viso era completamente sfigurato) è rimasta ignota e nessuno ha mai reclamato il suo corpo. C’è tuttavia chi, pur non avendolo mai conosciuto, ha fatto apporre una lapide sulla sua tomba e da quindici anni gli porta fiori freschi e fa dire messe in sua memoria.
A dimostrare tanta generosità è un ex dipendente della società Autogrill ora in pensione, Ciro Fattore, originario di Napoli ma residente da tempo a Roseto degli Abruzzi. Rimase colpito dalla storia di questo ragazzo senza nome, sepolto nel cimitero comunale che lui frequentava, e pensò che fosse giusto riservargli un trattamento uguale a quello degli altri estinti. Così fece sistemare prima le luci e poi la lapide in marmo con una targa in ottone che recita: «C’è sempre un benefattore che ti pensa». Ciro, ancora oggi, non sembra darsi pace per la sorte dello sconosciuto: «è mai possibile che non possa ricongiungersi con la propria famiglia?».
I tentativi a suo tempo furono fatti. Dopo il suo ritrovamento, la Polfer provò in ogni modo a identificarlo. Cercò tra le persone scomparse e diramò segnalazioni a tutte le stazioni d’Italia. Inizialmente si pensò a un uomo di Pescara, di cui si erano perse le tracce. Ma i familiari, giunti a Roseto, non riconobbero la salma. Così il corpo rimase per tre lunghi mesi nell’obitorio del cimitero in attesa che qualche parente si presentasse ed effettuasse il riconoscimento. «Ma nessuno si fece vivo – conferma a Corriere.it Giuseppe Neri, custode del cimitero da venti anni –, quindi il Comune mise un loculo a disposizione, nella parte vecchia, proprio qui vicino, e provvedemmo alla sepoltura».
Grazie alla generosità di Ciro e alla collaborazione dell’amico fioraio Gaetano Cinelli, anche lui napoletano, l’anonimo ha avuto l’attenzione che gli mancava e fiori freschi sulla tomba quasi tutti i giorni. La sensibilità di Ciro diventò anche un piccolo caso in Abruzzo, dopo un servizio del Tg3. Quest’anno Ciro e Gaetano, insieme ad altri concittadini, hanno deciso di celebrare l’anniversario della morte del giovane con una messa in suffragio nella chiesa del Sacro Cuore. In tanti hanno risposto all’invito contenuto nei manifesti funebri che il pensionato, con l’aiuto disinteressato di un’impresa locale, ha fatto affiggere in tutta la città. «È stato il nostro modo di ricordarlo – spiega Ciro – e di farlo sentire meno solo» .
Nicola Catenaro
Pubblicato su Corriere.it il 16 settembre 2012
(Vedi anche articolo pubblicato il 17 settembre 2012 su The Guardian)
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