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Orso marsicano, cuccioli-speranza nel Parco

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Cucciolo di orso nel Parco d'Abruzzo (Valentino Mastrella/Archivio PNALM)

Dieci mesi fa si parlava di rischio estinzione, oggi per l’orso marsicano i tempi sono cambiati e sembra essere tornato il sereno. Le buone notizie arrivano dalle ultime operazioni di censimento delle femmine con piccoli, iniziate alcuni giorni fa dal Parco nazionale d’Abruzzo nell’ambito del progetto Life Arctos: sono stati contati otto nuovi cuccioli e probabilmente si arriverà a undici se sarà confermato l’avvistamento di tre orsetti sui rilievi delle Mainarde, tra le province di Frosinone e Isernia.

Gli otto cuccioli di cui si ha finora certezza sono al seguito di quattro femmine, delle quali due sono diventate mamme per la prima volta. Anche se le orse non partoriscono tutti gli anni e quindi possono esserci periodi più prolifici di altri, gli esperti dicono che questa è «un’annata eccezionale». Il censimento proseguirà fino a metà settembre, dunque il quadro potrebbe migliorare. Niente a che vedere, in ogni caso, con il minimo storico raggiunto nel 2011, con soli tre cuccioli avvistati. Un annus horribilis, quello passato, che fece registrare anche l’aumento della mortalità dell’orso per cause riconducibili all’uomo.

(Valentino Mastrella/Archivio PNALM)

Quali? Investimenti accidentali, uso indiscriminato di veleni (magari indirizzati a lupi o altri animali), le fucilate dei bracconieri. Negli ultimi dieci anni, per questi motivi, ne sono scomparsi ventiquattro. «La morte violenta di un orso marsicano è, molto spesso, un evento delinquenziale» è la riflessione amara del presidente ed ora commissario del Parco d’Abruzzo, Giuseppe Rossi.

E le cifre danno ragione alla sua indignazione: nell’area protetta sono rimasti circa cinquanta esemplari di questi animali. L’annata eccezionale che si profila all’orizzonte non risolverà tutti i problemi, ma è di sicuro un buon inizio. L’operazione della conta delle femmine con piccoli, coordinata dall’Ente Parco e dal Dipartimento di Biologia dell’ Università “La Sapienza” di Roma, coinvolge più di 40 persone tra operatori dell’area protetta, guardie di sorveglianza e volontari. Il censimento utilizza una tecnica di appostamento e rilevazione già sperimentata negli Stati Uniti, molto discreta e rispettosa nei confronti degli animali. I risultati ottenuti nella prima fase di osservazione, secondo il commissario Rossi, «inducono all’ottimismo». Anche se, è il suo monito, «non bisogna assolutamente abbassare la guardia di fronte ai rischi e ai pericoli che continuano purtroppo a persistere. Probabilmente, una più attenta e puntuale politica di conservazione, quale quella che si sta cercando di perseguire nonostante le difficoltà, comincia a dare i primi riscontri positivi». L’ampliamento delle zone di riserva integrale e un controllo più attento del turismo sono gli ingredienti fondamentali della ricetta che garantisce «maggiore quiete e tranquillità» all’orso.

(Valentino Mastrella/Archivio PNALM)

Certo, osserva Rossi, «serve la collaborazione di tutti, non bastano i nostri sforzi». Una delle richieste è rivolta alla Regione Abruzzo: posticipare di un mese l’inizio della caccia al cinghiale nelle aree contigue al Parco. «Ottobre è un mese cruciale per l’orso, che in quel periodo si nutre in abbondanza e accumula riserve per l’inverno. Non serve disturbarlo e il tempo perso potrebbe essere recuperato successivamente».

Nicola Catenaro

Pubblicato su Corriere.it il 19 agosto 2012

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Nicola Catenaro

domenica 19 Agosto 2012 alle 21:42

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