«Straccia, nulla fa pensare a una fine cruenta»
«Ad un primo esame non c’è nulla che lasci presagire una fine cruenta». A parlare è il capitano Eugenio Stangarone, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Pescara, rispondendo indirettamente a chi pensa che Roberto Straccia – lo studente marchigiano di 24 anni il cui corpo, a distanza di 24 giorni dalla scomparsa, è stato trovato il 7 gennaio sulla costa barese – sia stato aggredito e ucciso da qualcuno. L’indagine, sottolinea Stangarone, non esclude alcuna pista. Tuttavia, anche se si attende l’esame autoptico, «non si può sottacere l’assenza di elementi lesivi esterni riconducibili alla volontà di terzi». Circostanza, questa, che allontana l’ipotesi che Roberto possa essere stato aggredito (o per esempio investito) e poi buttato in acqua. In ogni caso, se si esclude una fine violenta, non rimane che valutare la possibilità di un incidente o il suicidio.
Rifiutano quest’ultima tesi e chiedono la verità la famiglia e gli amici. Il padre e la sorella hanno dichiarato ai microfoni di Sky Tg 24 di nutrire dubbi sul fatto che Roberto si sia tolto la vita. «Noi andremo avanti, vogliamo sapere la verità» hanno detto. E poi: «Non può sparire un corpo senza che nessuno veda qualcosa. È impossibile. Roberto ha fatto un corso di nuoto e non amava particolarmente né il mare né l’acqua. Lui non andava lì a correre». Se qualcuno sa, parli. Questo l’ulteriore appello lanciato dal papà.
Non sarebbe invece considerato utile alla comprensione del mistero che avvolge la scomparsa di Roberto l’ultimo sms inviato a Diletta, l’amica che frequentava. Le scriveva di aver litigato con un coinquilino e di non poterle spiegare i motivi per telefono, ma la discussione, chiariscono i carabinieri, è «legata al normale andamento della vita quotidiana di studenti universitari».
Solo l’esame autoptico, previsto mercoledì, nell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, a cura del medico legale Gianfranco Divella (nominato dal pm Baldo Pisani), potrà stabilire le reali cause della morte del giovane oltre a rendere ufficiale l’identificazione della salma. I familiari hanno già riconosciuto chiavi, iPod e indumenti (anche intimi) del ragazzo. Oggetti che corrispondono a ciò che lo studente aveva il giorno della scomparsa, il 14 dicembre scorso, mentre faceva jogging sul lungomare di Pescara.
Nicola Catenaro
Pubblicato il 9 gennaio 2012 su Corrieredellasera.it
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