Archivio per la categoria ‘Storie’
L’avvocato “velista” che gareggia solo in serie A
Non è Sergio Valente il parrucchiere delle dive, scherza lui, ma Sergio Quirino Valente. Avvocato di quarta generazione: padre avvocato, nonno idem, persino il bisnonno esercitava la professione. “Avvocato velista” si definisce, ma è sempre la sua vena ironica a farla da padrone. Grande organizzatore, ha tre passioni fondamentali: la legge (di cui vive), lo sport e la musica.
Sergio Quirino Valente, iniziamo dall’uomo di legge. Come è diventato avvocato?
«Devo dirle la verità: nella mia testa non dovevo fare l’avvocato. Mio padre, per sua passione, mi aveva indirizzato verso due strade: la musica e gli studi di giurisprudenza. Così mi diplomai in pianoforte e mi laureai in legge. Ma la mia vita era la musica. E io onestamente pensavo che avrei fatto il musicista. A venticinque anni, però, mio padre morì e la mia vita cambiò. Rimasi con mio zio, anche lui avvocato. Ma sentii ugualmente una grande responsabilità sulle spalle. Era il 1980. Da lì è iniziata la mia carriera».
Chionchio, l’handball e quell’occasione sprecata
Qualche anno fa, a Milano, davanti a una gigantesca cotoletta, un collega mi disse: «Ah, sei di Teramo… Che fa ora il grande Chionchio?». Non sapevo rispondere e mi vergognai un po’. Non mi sono mai occupato molto di sport (basket a parte) e conoscevo solo di nome Franco Chionchio. Colpa mia. I giornalisti dovrebbero sapere tutto o quasi della propria città, osservarla in ogni sua espressione e conoscerne la storia. Nascosi l’umiliazione dietro l’orgoglio per il fatto che lui, Chionchio, avesse portato il nome di Teramo molto al di fuori dei confini regionali. Il collega, che allora dirigeva la redazione milanese di La7, mi parlò della sua ammirazione per l’ex capitano (e futuro allenatore) della Nazionale italiana di pallamano. È trascorso un po’ di tempo, credo di dovere questa intervista all’uomo e, forse, anche al giocatore.
«Il vino era il sogno di mio padre, io l’ho realizzato»
«Rigeneravo ganasce usate che poi vendevo alle officine meccaniche», racconta Nicola Di Sipio nella pace della sua tenuta, un’oasi di verde poco sotto Ripa Teatina, tra Chieti e Pescara. Da qui si vede anche il mare, una bellezza. Il futuro imprenditore parla di quando aveva 29 anni, un diploma di perito tecnico industriale in tasca e tanta determinazione. Cercava un lavoro, il “suo” lavoro. Non immaginava, Nicola, figlio di un mezzadro, dove sarebbe arrivato. E soprattutto che, a metà del percorso, i successi imprenditoriali gli avrebbero consentito di realizzare anche i sogni del padre: acquistare la tenuta dove lavoravano insieme e farne un gioiellino capace di produrre e vendere vini di qualità anche all’estero.
Pago, un “gigante buono” all’università
Si chiama Pago e pesa circa una tonnellata lo stallone dell’Università di Teramo che parteciperà domenica prossima, 12 ottobre, al Raduno Nazionale Stalloni che si terrà all’ippodromo di Tagliacozzo, al quale ha aderito anche la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, per la quale sarà presente il professor Augusto Carluccio.
Pago, nato il 1° aprile del 1999, splendido esemplare dal mantello sauro, è uno stallone CAITPR, una razza che identifica «un cavallo mastodontico, usato nelle nostre campagne fino a qualche anno fa, come animale da lavoro e da tiro, stupendo esemplare di una cultura contadina, dove il rapporto uomo-animale era fondamentale».
Mark Kostabi, 11 settembre prima e dopo
Lo schianto. Il fuoco e il fumo. I vetri che esplodono. L’acciaio che collassa. Le Torri, simbolo dell’America a stelle e strisce, che vengono giù sciogliendosi come burro. Il terrore. La consapevolezza di una debolezza mai così vicina e odiosa. L’11 settembre 2001 ha trafitto un prima e un dopo nel cuore della Grande Mela e di ogni cittadino degli Stati Uniti. Ce lo ricorda, a tredici anni di distanza dagli attentati che costarono la vita a circa tremila persone, Mark Kostabi, pittore e compositore, americano di nascita e italiano (si può ormai dire) d’adozione. A New York deve la sua fama artistica, ora apprezzata in tutto il mondo. Kostabi è di casa in Abruzzo e in particolare a Civitella del Tronto. Così, anche se lui è a Otranto quando risponde alle nostre domande, è come se questa chiacchierata si fosse svolta all’ombra del Gran Sasso.
Gabriele, il militante Dc irriducibile
Vade retro chi pensa che la Democrazia cristiana sia morta e sepolta. Come l’ultimo soldato giapponese, anche Gabriele Piermattei, 81 anni, vigile urbano in pensione, rifiuta l’idea di lasciare la postazione. Così ogni mattina, nel suo paese, Catignano, in provincia di Pescara, infila le chiavi nella toppa della sezione Dc di cui dal 1985 era segretario, entra e mette a posto scartoffie e cimeli. La sezione, che si trova in via Roma 16, all’interno di alcuni locali di proprietà della famiglia, è ferma a ventuno anni fa, cioè ai tempi della diaspora. La bandiera con lo scudo crociato, i ritagli de «Il Popolo» affissi al muro, il ritratto in bianco e nero di Alcide De Gasperi e non lontano la foto dello «zio Remo» Gaspari (sulla cui bara, in molti qui lo ricordano, Piermattei adagiò amorevolmente durante le esequie una storica bandiera della Dc risalente al 1946), i discorsi dei leader, la corrispondenza con i vertici del partito.
Il giro del mondo da Giulianova ad Ofu
Ventidue voli nei posti più lontani e insoliti. Ventidue anni di vacanze strabilianti. Luca Ciafardoni, ex giocatore di basket ed ora rigoroso responsabile della segreteria dell’Ordine degli avvocati di Teramo (con quell’aplomb elegante e un po’ british che gli deriva forse dal suo essere ordinatissimo), ama la sua Giulianova e non se ne priverebbe per nulla al mondo fatta eccezione per le ultime due settimane di agosto. Gli amici sanno perfettamente che Luca e la moglie Donatella, in quel periodo (da più di tre lustri a questa parte), spariscono dalla circolazione e non sono rintracciabili che, forse, con i telefoni satellitari.
Operai imprenditori salvano azienda che non li voleva
La sensazione, all’inizio, fu quella di saltare nel vuoto. Bersagliati dai commenti di chi giudicava un azzardo la decisione di lasciare il posto fisso e investire l’intera liquidazione nell’avvio di un’attività imprenditoriale.
Un’operazione ad alto rischio, portata avanti con il parere contrario delle rispettive famiglie, mogli comprese. Ma è storia di sedici anni fa, e appartiene ormai all’album dei ricordi, quella di Graziano Forcini e Peppino Barlafante, due amici prima ancora che due capitani d’azienda.
Nel 1998 smisero i panni di operai e si dimisero dalla Mta Service, azienda di Mosciano Sant’Angelo specializzata in componenti per gli impianti di scarico di automobili e tir, perché non si sentivano abbastanza valorizzati.
L’informatico che porta il mondo nella città distrutta
Il suo nome è Graziano Di Crescenzo, ha trent’anni ed è un informatico con la passione per la geomodellazione. Sviluppa applicazioni e mappe 3D e tour virtuali. Un percorso di studi, il suo, equamente diviso tra pc e beni culturali. Tra cartografia online e monumenti reali. È l’ideatore del progetto “Hello L’Aquila” (www.hellolaquila.it) fruibile su Google Maps. Un tour virtuale del capoluogo abruzzese come si presenta oggi, a cinque anni dal sisma del 6 aprile 2009. In tre mesi, dotandosi pazientemente di tutti i permessi necessari per entrare nella zona rossa, Di Crescenzo ha scattato migliaia di fotografie. Che sono diventate le oltre 400 immagini panoramiche del tour.
Clinico e scienziato, le due anime di Lia Ginaldi
Talento lo aveva sin da ragazza, al liceo. Le compagne di classe ammiravano di lei soprattutto la capacità di approfondire, analiticamente, minuziosamente, come si smontano e si rimontano i frammenti di un puzzle, ogni singolo argomento. Ma era apprezzata anche la sua umiltà. Poi sono arrivate l’università, la laurea e due specializzazioni.
Troppo brava per stare in Italia, già allora. Così alla teramana Lia Ginaldi, medico, ricercatore e scienziato, toccò espatriare a Londra per esprimere il proprio talento. In Italia è tornata per il lato più tenero della sua vita: l’amore per le sue due figlie. Che convive con la passione, smisurata, per la medicina.