Il teramano che disegna le storie dei grandi registi
Dimostra meno dei suoi quasi 44 anni ed è teramano. Ex bassista (militava nei Worse, band hard rock abruzzese molto attiva tra gli anni Ottanta e Novanta), è stato strappato alla musica dalla passione per i fumetti. Grazie a questa passione, Cristiano Donzelli è diventato uno degli storyboard artists (in italiano potrebbe tradursi come “disegnatori di sceneggiature”) più apprezzati dai grandi registi internazionali. Da pochi anni, è regista anche lui. Insegna al centro sperimentale di cinematografia a Roma e all’università di Teramo. Ripete che il cinema sta attraversando un periodo difficile ma non scoraggia nessuno: «Per realizzare i propri sogni, bisogna essere disposti anche a trasferirsi all’estero». Lui ha fatto così. Senza rinunciare all’amore per la sua terra, dove è tornato appena ha potuto. Ora vive a Tortoreto, a due passi dalla spiaggia, insieme alla sua compagna Cinzia.
Cristiano Donzelli, si definirebbe più disegnatore di storyboard o regista?
«Posso dire di essere entrambe le cose. Ho iniziato come storyboard artist e poi ho continuato come regista di music video, spot pubblicitari e cortometraggi».
Il suo percorso artistico inizialmente qual è stato?
«Da piccolo mi piaceva disegnare, poi ho conosciuto i fumetti e il cinema. Unendo le tre cose, è stato quasi naturale iniziare a lavorare come autore di storyboard. All’inizio facevo anche le illustrazioni per il cinema, ricoprendo il ruolo professionale che negli Stati Uniti viene definito come conceptual illustrator. In concreto, è colui che viene chiamato dallo scenografo a ideare il design delle scenografie».
E la sua formazione?
«Sono un autodidatta. Ho studiato al liceo Artistico e poi mi sono iscritto alla facoltà di Architettura. Gli esami dati non mi sono serviti per quello che ho fatto dopo».
Quali erano da ragazzo i suoi disegnatori preferiti?
«I fumettisti francesi, come Moebius ed Enki Bilal, o sudamericani, come Juan Gimenez, sono stati riferimenti per me fortissimi. Per quanto riguarda l’Italia, soprattutto quando è scoppiato il boom dei fumetti tra gli anni Ottanta e i Novanta, ho apprezzato molti disegnatori di Dylan Dog».
Quando è avvenuto il suo primo incontro con il cinema?
«Nel 1995, quando decisi di partire per gli Stati Uniti insieme al mio amico Adriano De Vincentiis, disegnatore anche lui. Ci stabilimmo a Los Angeles, dopo aver preso un contatto in Italia, e iniziammo a darci da fare».
Chi vi aiutò inizialmente?
«Il tramite fu un disegnatore argentino, Oscar Chichoni, autore delle copertine de ‘L’Eternauta’, una storica rivista di fumetti. Lo conoscemmo a Macerata. Incredibile. Uno dei disegnatori più bravi al mondo viveva a poca distanza dalla nostra città e noi neanche lo sapevamo. Le nostre cose gli piacquero. Così ci diede qualche buon consiglio per lavorare negli Stati Uniti, dove lui era già conosciuto».
Negli Stati Uniti quali furono i suoi primi lavori?
«Io e Adriano andammo a lavorare come conceptual illustrators per uno scenografo argentino, Eugenio Zanetti, il quale è stato anche premio Oscar. Eravamo nella sua squadra. Per me è stata un’esperienza molto importante. Mi sono buttato nella mischia, come si dice, ed è andata bene».
Quanto tempo è rimasto negli Stati Uniti?
«Ho alternato la mia presenza qui ai periodi trascorsi negli Stati Uniti, dove sono rimasto fino al 1999. Fino a quando non ho sentito la mancanza dell’Italia e sono tornato in maniera stabile».
Quali sono stati gli incontri più significativi della sua carriera?
«Quelli con Ridley Scott e Martin Scorsese e, da pochissimo, l’incontro con Paul Haggis, uno degli sceneggiatori più importanti degli ultimi anni e anche lui Premio Oscar (lo ha ricevuto nel 2006 per il film ‘Crash’, ndr)».
La sua prima esperienza da regista?
«Il cortometraggio ‘Una storia di lupi’, con Franco Nero come protagonista. Non è stato facile trovarsi di punto in bianco con un attore di quel calibro da gestire… dal basso della mia inesperienza… però è andato tutto bene, devo dire anche grazie alla grandissima professionalità di Franco, al quale non ho mai visto fare un ciak al di sotto di certi livelli. In fondo era venuto in Abruzzo a fare un corto con un regista sconosciuto. E invece non ha mai tirato via una scena. Siamo diventati amici e spesso ci sentiamo. Vorrei coinvolgerlo nei miei futuri progetti».
Deve un ringraziamento particolare a qualcuno per la sua formazione da regista?
«Ad Alberto Negrin, per avermi insegnato all’inizio come si traduce una sceneggiatura in un film. Da lui ho imparato veramente tante cose».
Ha in cantiere nuovi film?
«Sto preparando un corto che ha come sfondo il terremoto dell’Aquila. È una favola moderna e s’intitolerà ‘Il miracolo degli Zigos’. Racconterò le storie di tre persone e di come sono cambiate le loro vite dopo il sisma. Poi ho in mente tante idee per la realizzazione di lungometraggi».
Lei vive in una realtà piccola come la provincia di Teramo ma lavora in un ambito internazionale. Come fa?
«Tutto dipende da ciò che vuoi fare. Secondo me, per imparare è fondamentale uscire dalla realtà in cui si vive e sperimentare il mondo fuori. Poi, come nel mio caso, puoi benissimo decidere di tornare per avere la tua tranquillità creativa».
Cosa pensa della sua città, Teramo?
«È una città di talenti artistici, molti dei quali si esprimono in campo cinematografico. Questo basterebbe a dimostrare che non esistono limitazioni per chi vive in una città piccola. Si nasce qui e poi ci si muove, tutto dipende da noi».
Chi è
Dopo essersi diplomato al Liceo Artistico Statale di Teramo nel 1987, Cristiano Donzelli inizia a lavorare in qualità di disegnatore di fumetti d’autore per la Granata Press, storica casa editrice di Bologna. Nel 1995 vola a Los Angeles, a Hollywood, dove inizia la sua esperienza nel mondo del cinema lavorando per la Paramount Pictures. Qui collabora con lo scenografo premio Oscar Eugenio Zanetti. Tornato in Italia, partecipa ad alcuni progetti RAI lavorando con il regista televisivo Alberto Negrin. Sempre in Italia prosegue la sua collaborazione professionale con produzioni cinematografiche americane; realizza gli storyboard di pellicole quali “Double Team” di Tzui Hark e “Titus”, film cult della regista teatrale di New York Julie Taymor. In questa occasione Cristiano lavora con un altro grande della scenografia mondiale, il premio Oscar Dante Ferretti. Nel 1998 ritorna a Los Angeles per realizzare i disegni del film “The Haunting” prodotto da Steven Spielberg e diretto da Jan De Bont. Con Tanino Liberatore partecipa all’ideazione dei personaggi per la serie televisiva francese “The G-Shifters”. Un anno dopo rientra nuovamente in Italia per realizzare gli storyboard e i disegni per le scenografie del film “Gangs of New York” del regista Martin Scorsese. Dopo questa esperienza viene chiamato a Londra per lavorare a “The Kingdom of Heaven” (traduzione italiana “Le Crociate”) film di un altro regista cult, Ridley Scott. Altri progetti importanti a cui Cristiano ha lavorato recentemente sono “Miracle at St. Anna” del regista Spike Lee, “Educazione Siberiana” di Gabriele Salvatores e “Third Person” di Paul Haggis. Parallelamente Cristiano Donzelli lavora come regista di spot pubblicitari, music video e cortometraggi. Ha scritto, prodotto e diretto “Una Storia di Lupi”, un film di 27 minuti che vede come protagonista Franco Nero.
Nicola Catenaro
(Pubblicato su “La Città” del 4 aprile 2013)