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Il medico con la passione della velocità in montagna

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Amedeo Pancotti

Amedeo Pancotti

Non sono molti i professionisti che, completato il turno di lavoro (di solito senza orari), continuano a mettersi a disposizione degli altri. Gratis, naturalmente. Uno di questi è Amedeo Pancotti, primario di Oncologia a Teramo e presidente di “Hozho”, un’associazione di volontariato di Ascoli Piceno che si occupa di donne operate al seno. Merito forse del suo sangue mezzo marchigiano e mezzo abruzzese (da parte di madre) se non riesce a stare fermo un minuto. Tra le sue grandi passioni, le corse d’auto in montagna. No, non il rally: stiamo parlando di un’altra cosa. Immaginate di prendere un bolide da 500 cavalli e di farlo salire su una serie di stretti tornanti a più di 200 all’ora ed avrete, forse, una vaga idea di cosa sia la “velocità della montagna”, quella che il nostro pratica.

Amedeo Pancotti, qual è stato il suo percorso professionale da oncologo?

«Mi occupavo di oncologia sperimentale a Bologna già prima della laurea. Ho iniziato nel 1978. Una passione che ho avuto da sempre e che poi mi ha portato qui, a Teramo, in una fase già avanzata della mia carriera».

Perché proprio l’oncologia?

«Ci sono due motivi fondamentali. Il primo è che mi piace stare vicino alle persone che soffrono come esaltazione del concetto che ho dell’essere medico, il secondo è che l’oncologia ti permette di fare ricerca e di essere up to date, cioè continuamente aggiornato. E questo può accadere sia Teramo sia a New York o a Parigi, giusto per fare qualche esempio. È una cosa che gratifica molto rispetto alla situazione di chi magari è costretto a stare un po’, come si dice, dietro al carretto».

Amedeo Pancotti con il suo staff

Amedeo Pancotti con il suo staff

Come è cambiata l’oncologia rispetto a quando la studiava all’università?

«Rispondo con un esempio: i tumori al colon retto. Venti anni fa, nei tumori al colon retto metastatici, avevamo sei mesi scarsi di sopravvivenza mentre invece oggi abbiamo tre anni. L’oncologia è cambiata, e molto, grazie anche a farmaci nuovi, come i farmaci target o biologici. E le cose continuano a cambiare a una velocità impressionante: l’oncologia che facciamo quest’anno è diversa da quella che facevamo l’anno scorso».

Su cosa sta puntando la ricerca?

«Oggi l’oncologia sta lavorando molto sulla genetica, ovvero sugli oncogeni. La determinazione dei geni ci permetterà di avere una risposta sempre più mirata e una specie di carta d’identità del malato a cui corrisponderà un farmaco misurato sulla sua persona».

Aumenteranno ovviamente anche le possibilità di avere una carta d’identità delle (potenziali) future malattie di una persona. Ma questo non significherà un po’ condizionare la propria vita?

«Non si tratta certo di avere una condanna scritta, soltanto un’attenzione maggiore dal punto di vista dei controlli, della profilassi e della prevenzione. In poche parole, essere più attenti».

Un corretto stile di vita, si dice, aiuta a tenere lontani i tumori. Capita però che si ammalino anche persone che non hanno mai fumato e bevuto. Che ne pensa?

«Il concetto degli stili di vita è diventato, secondo me, un po’ abusato. E alcuni, appoggiandosi a questo, ci hanno costruito anche una fortuna in termini economici. In realtà, il corretto stile di vita è quello legato al buonsenso. È evidente che mangiare tanta carne può fare male. Se però non mangio una bistecca al giorno ma solo una fettina alla settimana, è chiaro che questa abitudine non incide affatto. Se mangio tante verdure, per fare un altro esempio, il mio comportamento sarà ok. Ma dovrò anche chiedermi se quelle verdure non siano state eventualmente innaffiate con acqua presa da pozzi inquinati, e quindi chiarire se quell’acqua abbia influito in maniera negativa sulla tossicità di quel prodotto, altrimenti avrò fatto tanta fatica per niente È l’abuso che fa male, ma non serve certo uno scienziato a dirlo».

DSCN3930Fumo, alcol, smog, quali sostanze o situazioni sono più correlate al rischio di ammalarsi di tumore?

«L’alcol e il fumo sono due fattori importanti, insieme ai rischi lavorativi o ai lavori a rischio».

Che differenza c’è, oggi, tra curarsi a Teramo e curarsi in un centro oncologico all’estero?

«Nessuna differenza, e non lo dico perché sono primario a Teramo. Qui stiamo portando avanti terapie d’avanguardia con farmaci nuovi, come quelli usati per i tumori del colon retto e della mammella. Certo, non facciamo sperimentazione clinica, ma in Italia sono soltanto tre i centri che la svolgono. È certo che chi sceglie di curarsi qui avrà gli stessi farmaci che potrebbe avere in altri centri oncologici all’estero».

Quanta parte occupa nel vostro lavoro il sostegno psicologico che offrite ai vostri pazienti i quali, in definitiva, scoprono di avere un male che potrebbe portarli alla morte?

«Noi lavoriamo molto su quest’aspetto insieme agli psicologi e usando la psiconcologia. E facciamo noi stessi corsi di comunicazione per essere all’altezza del compito. Dico spesso ai miei collaboratori, un gruppo eccezionale di cui vado molto orgoglioso, che quando si entra qui bisogna stamparsi un sorriso sul volto. Se l’oncologia teramana è cresciuta del 400 per cento negli ultimi cinque anni, da 3.500 accessi l’anno a 12mila, è anche merito dello staff con cui lavoro».

Pancotti pilota alla guida della sua Bmw M5

Pancotti pilota alla guida della sua Bmw M5

L’altra sua grande passione è la velocità in montagna, fatta con bolidi da centinaia di cavalli che invece di correre in pista si inerpicano su strade di montagna, naturalmente asfaltate. Perché le piace?

«Mi piace molto perché si tratta di una sfida che faccio contro me stesso e contro il tempo».

Da quanto tempo corre?

«Da 35 anni, diciamo che ho iniziato in giovane età».

Quanti titoli ha vinto?

«Cinque campionati italiani, l’ultimo due anni fa nella Super Stars».

Che auto guida ora?

«Una Bmw M5, un cinquemila con otto cilindri e 520 cavalli».

In Abruzzo su quali piste correte?

«Sulle svolte di Popoli, che sono una gara nazionale, ma qui vicino c’è anche l’Ascoli-Colle San Marco».

Il medico-pilota durante una gara di velocità in montagna

Il medico-pilota durante una gara di velocità in montagna

Rispetto al rally, che differenza c’è?

«La velocità pura. E il fatto di portare le tecniche della pista in montagna. Con l’auto che guido ora raggiungo anche i 220 in salita».

Un po’ come guidare a Montecarlo?

«Esattamente».

Prossimi obiettivi da pilota?

«Di nuovo il campionato italiano, inizio la prossima settimana».

 

CHI È

Laureato a Bologna e specializzato in Oncologia ad Ancona, Amedeo Pancotti ha avuto esperienze negli Stati Uniti (Boston, Los Angeles), in  Europa (all’istituto Jules Bordet  di Bruxelles) e ha partecipato ad alcuni tra i più importanti convegni mondiali di oncologia a Chicago, Denver, Philadelphia, Miami. Primario a Teramo dal 2007. Per quanto riguarda l’attività sportiva di pilota automobilistico, ha iniziato nel 1981 . È stato campione italiano di velocità della montagna 1983 (classe 1000cc) 1998, 1999, 2006 (classe 2000cc Gruppo A) e 2013 (classe oltre 3000cc Superstars). Dal 2012 è presidente dell’associazione di volontariato “Hozho” di Ascoli Piceno che si occupa di donne operate al seno.

 

Nicola Catenaro

Intervista pubblicata su la Città quotidiano il 28 maggio 2015

di Nicola Catenaro

venerdì 29 Maggio 2015 alle 7:39

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