La donna che fece del teatro la sua (vera) casa
Saper recitare è questione di talento o di studio? Nel caso di Elisa Di Eusanio, tra le migliori attrici che l’Abruzzo abbia mai portato sulla scena nazionale, il dubbio è, potremmo dire, amletico. Il talento è innato ed evidente. La prima a scoprirlo fu la madre, Mariella Converti, che diventò la sua maestra e poi (troppo presto) scomparve. Tuttavia, osservando Elisa mentre domina il palcoscenico come se proprio lì fosse nata, come se quella fosse la sua vera casa, è difficile pensare che le sue capacità non siano il frutto di un duro lavoro e di una preparazione quasi maniacale. Grandi capacità, grande versatilità. Elisa passa facilmente dal teatro al cinema e di entrambi indaga ogni possibilità, ogni sentiero: attrice, autrice, regista, persino doppiatrice. Un funambolo della messa in scena, con un’enorme potenza espressiva che stupisce e incanta. Un obbligo intervistarla.
Elisa Di Eusanio, quando è salita per la prima volta sul palcoscenico?
«La prima volta che sono salita su un palco avevo quattro anni e agitavo i piedini in un saggio di danza di mia madre al teatro Comunale. Avevo invece otto anni quando recitai per la prima volta in “Sotterranea”, spettacolo di teatro danza sempre a cura di mamma. Ricordo che lo spettacolo iniziò con un’ora di ritardo perché non volevo entrare in scena. Piangevo disperata, a convincermi fu la promessa di una Barbie in dono dalla mia adorata nonna materna».
Che rapporto aveva con sua madre, Mariella Converti?
«Io e mia madre eravamo davvero molto unite in un rapporto che passava facilmente da quello materno-filiale a quello amichevole-confidenziale, il che da una parte è meraviglioso e dall’altra rischia di confondere i ruoli».
Qual è l’ insegnamento più bello che le ha lasciato?
«Mia madre mi ha insegnato la bellezza della creatività e del gioco e senza dubbio l’arte della femminilità che, nel tempo, ho fatto mia in un modo totalmente diverso dal suo».
Colpisce la naturalezza con cui riesce a padroneggiare la scena e le tante sfumature del suo modo di recitare. Si nasce o si diventa attori?
«Si nasce inquieti, si nasce talentuosi… Si può diventare bravi mestieranti».
Quando ha deciso che teatro e cinema sarebbero state la sua strada e quali sono stati i suoi maestri oltre a sua madre?
«Ho avuto modo di studiare con Silvio Araclio, poi in Accademia il mio vero maestro è stato Mario Ferrero e, a seguire, Carlo Giuffrè che mi ha traghettata giovanissima tra i più importanti teatri d’Italia. Carlo è un grande capocomico, ho imparato moltissimo da lui sulla vita teatrale. Il mio diventare attrice non è stata una scelta ma una inevitabile conseguenza».
Le tappe più importanti della sua carriera quali sono state?
«Prima fra tutte il diploma all’Accademia con conseguente vittoria del premio “Salvo Randone” di Siracusa, quindi il debutto con Carlo Giuffrè in “Miseria e Nobiltà”, il mio primo film “Come tu mi vuoi”, la nomination ai Nastri d’argento del cinema per il film “Good as you” e il mio personalissimo progetto “Tragic Acid”».
Preferisce il teatro al cinema?
«Senza ombra di dubbio, il teatro».
In quale mondo entrano gli attori quando diventano tali?
«Dopo un esordio fatto di grandi energie, sogni e speranze, ogni attore scaraventato nel mondo del lavoro deve fare i conti con la dura realtà».
Quale?
«Nel momento in cui si diventa merce, inizia la battaglia più dura ed è in quel momento che si testano, oltre che il talento, le energie personali e le risorse di ognuno».
Cosa soffre di più del suo ambiente?
«La cosa che più mi fa soffrire di questo mondo è la spesso frequente assenza di meritocrazia. Come ho detto prima, gli attori e in particolare le attrici diventano merce da vendere e comprare e nelle maggior parte dei casi il talento conta ben poco. In Italia si lavora per stereotipi, non si investe realmente sul talento fatta eccezione per rari casi. L’attore diventa altro da sé, questa è la nostra magia».
Con quali conseguenze, secondo lei?
«Non si ama rischiare, si tende a far lavorare sempre i soliti noti, per non parlare poi delle spintarelle varie. Insomma, è davvero dura. E poi siamo una marea e molti della categoria dovrebbero fare tutto tranne che gli attori. Per questo io consiglio una strada indipendente e personale, lontana dalle leggi di mercato, anche se non è facile».
Se potesse tornare indietro, cosa non farebbe?
«Tornando indietro, per quanto riguarda il lavoro, probabilmente non sarei rimasta in Italia. Avrei colto l’invito che, quando ero allieva a Roma, mi fu fatto dall’accademia inglese e sarei partita. Per quanto riguarda invece la mia vita, uff… troppe diavolerie ho fatto senza le quali però non sarei la donna di oggi, fragilmente forte».
C’è mai stato un ruolo, tra quelli che ha impersonato, che l’ha turbata psicologicamente o le ha lasciato strascichi emozionali forti?
«Tra i ruoli che mi hanno segnata di più c’è senza dubbio quello di “Elisa Cruz”, spettacolo che feci con Andrea Baracco. Un ruolo che mi devastò psicologicamente data l’estrema fragilità del personaggio. E poi “Mara”, la giovane lesbica butch di “Good as you” che ho fatto fatica a togliermi di dosso».
Perché?
«Ci ero davvero entrata dentro nel modo di vestire e parlare, ma evidentemente ne valse la pena dato che poi mi nominarono ai Nastri d’Argento. Per non parlare poi della mia Medea in “Tragic Acid”. Straziante».
Le caratteristiche principali di un bravo attore o di una brava attrice, alla luce della sua esperienza, quali devono essere?
«Disponibilità, apertura, ascolto».
Ha avuto anche esperienze di doppiaggio: in che occasione?
«L’esperienza più importante l’ho avuta quest’anno con Marco Mete, grandissimo maestro. Mi hanno chiamata a doppiare una delle protagoniste spagnole di una lunga serie LuxVide in dodici puntate che vedremo su Raiuno. Esperienza nuova, faticosa ma divertente, anche se preferisco senza dubbio interpretare dal vivo».
Quali progetti ha in cantiere?
«Sto lavorando per il mio monologo “Tragic Acid”. Approderemo a Roma a ottobre perché, come detto prima, la mia intenzione è quella di camminare da sola e crearmi progetti su misura, dopodiché mi aspetta una lunga tournée con la compagnia “Attori e tecnici”: sarò protagonista di “Assassinio sul Nilo” nell’inquietante ruolo che fu di Mia Farrow al cinema. In occasione del mio monologo, ho avuto modo di stringere un profondo contatto con Alessandro Preziosi e Aldo Allegrini, produttore davvero in gamba che mi sta dando una mano, e chissà se si apriranno collaborazioni anche con Preziosi. Vedremo».
Di quale teatro avrebbe bisogno Teramo?
«E qui avrei da parlare. Cercherò di essere sintetica. Il teatro prima di tutto dovrebbe riscoprire il suo antico valore di luogo deputato alla massima aggregazione socio-culturale. E, oltre che allietare un paio d’ore della nostra illustrissima borghesia, dovrebbe prima di tutto pensare ai giovani che, nel teatro, potrebbero trovare un luogo protetto dove alimentare molte delle loro passioni invece che rinchiudersi a bere nell’ennesimo bar».
Qual è la sua idea di teatro?
«Un luogo che produca, che aiuti la formazione di un gruppo di artisti e tecnici che possano trovarvi lavoro. Un luogo che sia aperto e attivo per qualsiasi iniziativa di studio e formazione, con uno sguardo aperto e attento ai nostri giovani e al sociale. Potrei parlare per ore ma vi lascio con questo pensiero, una citazione dal libro “Fondata sulla cultura” di Zagrebelsky: ”L’arte e la scienza sono libere, dice la Costituzione. E devono esserlo. La cultura asservita a interessi politici ed economici tradisce il suo compito. … Senza idee, non c’è cultura; senza cultura non c’è società. E senza libertà della cultura non c’è libertà della società”».
CHI È
Elisa Di Eusanio si diploma in recitazione all’Accademia Nazionale d’Arte drammatica Silvio d’Amico di Roma. Inizia la sua carriera debuttando al fianco di Carlo Giuffrè in “Miseria e Nobiltà”. Seguono varie esperienze teatrali che la vedono impegnata nel teatro di prosa di stampo classico e nelle scene off del teatro contemporaneo. Esplora anche la scena del teatro comico collaborando con Lillo e Greg nello spettacolo “Intrappolati nella commedia”. Debutta al cinema nel 2008 in “Come tu mi vuoi” al fianco di Cristiana Capotodondi e Nicolas Vaporidis e poi in vari film tra cui “Good as you” di Mariano Lamberti , “Il volto di un’altra” di Pappi Corsicato e nelle fiction “Tutta la verità” di Cinzia Th Torrini, “Tutti per Bruno” con Claudio Amendola, “Cinderella” di Christian Duguay con Vanessa Hessler.
È ideatrice e autrice insieme a Camilla Piccioni di “Tragic Acid”, uno studio su Medea, Cassandra e Clitemnestra in chiave contemporanea.
Vincitrice del premio “Salvo Randone” di Siracusa come miglior attrice, riceve anche una menzione speciale al festival internazionale di cortometraggi “Arcipelago” per il corto “Au pair” di Giulio La Monica, la nomination al “Golden Graal” come miglior attrice commedia per lo spettacolo “Trappola per topi” e la nomination ai Nastri d’Argento del cinema 2012 come miglior attrice coprotagonista per il film “Good as you” di Mariano Lamberti.
Nicola Catenaro
Intervista pubblicata su “La Città Quotidiano” del 26 giugno 2014