Archivio per la parola chiave ‘teramo’
Da Teramo a Singapore passando per il Giappone
C’è paese e paese. Ma di casa ce n’è una sola. C’è tuttavia chi, pur distinguendo i due concetti, si sente cittadino del mondo. E, privo di quella diffusa malattia che viene scambiata per attaccamento alle radici ma forse è più simile (banalmente) a uno stato di pigrizia mentale, va libero per il mondo perchè del globo intero e non di una parte di esso si sente a pieno titolo abitante. Uno di questi è Enrico Pelillo, un allegro e divertente professionista teramano che non ha avuto paura di aprire la propria mente quando di globalizzazione, soprattutto nel mercato del lavoro, non si parlava ancora. Lo abbiamo intervistato via facebook e così le sette ore di differenza a nostro svantaggio quasi non si sono avvertite.
Il teramano che allena i super campioni del basket
Conosco Giustino Danesi de Luca da quando eravamo al liceo. E lo ammiro per la sua ironia, la sua intelligenza e il carattere estroverso. All’epoca, però, ero molto più impressionato dalla grazia e dalla potenza con cui, nelle gare dei 110 ostacoli, superava le barriere. Giustino Danesi non è molto alto. E aveva (e ha) una muscolatura possente che, forse, poco si adattava alla sua specialità. Eppure, da ostacolista, sprigionava l’eleganza e la forza di un giaguaro. Una saetta micidiale, precisa e velocissima. Da molti anni sono più abituato a vederlo impegnato ai bordi del parquet con la sua Armani Milano. La forza. Il suo pallino.
Il mosaico che rivive grazie agli studenti-volontari
Il mosaico romano torna alla luce grazie agli studenti volontari. Non sempre la burocrazia – intendendosi per tale l’insieme delle regole (a volte complicate, illogiche e lente) imposte dall’apparato amministrativo – offre il suo lato peggiore alla nostra sensibilità. Nel caso del liceo Saffo di Roseto degli Abruzzi (Teramo), è addirittura una burocrazia dolce quella che ha consentito a una trentina di ragazzi di accedere volontariamente a un percorso formativo che consentirà loro di apprendere le tecniche del restauro “dal vivo”.
Saranno gli studenti delle prime due classi del liceo scientifico ad indirizzo ambientale e biomedico ad operare, sotto la direzione di un addetto della Soprintendenza ai beni archeologici, il recupero del pavimento appartenente a un’antica domus romana .
L’ex frate che si oppose all’Antonianum chiede giustizia
Questa è innanzitutto una storia di fatti e non di persone, su cui aleggia uno spesso velo di ingiustizia pur non potendosi dire con chiarezza dove siano i giusti o gli ingiusti o da quale parte sia la vera ragione. È la storia di Giovanni Pavan, nato a Treviso e residente a Teramo, anni 92, gran parte dei quali trascorsi a sondare le profondità della mente umana. Tanti i pazienti che sono transitati nel suo studio di psicoterapeuta. Una bibliografia imponente, che conta numerose pubblicazioni sulla psicoterapia e su altri argomenti relativi all’aggiornamento post-conciliare della Chiesa. Un curriculum ricco di tante altre esperienze oltre che dell’infinita passione per la ricerca che ha contraddistinto tutta la sua vita.
La biblioteca orfana, questione di (in)civiltà
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera dei bibliotecari della “Dèlfico”, che la dice lunga su come sia possibile sconfinare nella inciviltà anche nei Paesi che si definiscono civili.
Dal 1° gennaio 2015, in seguito alla Legge “Delrio”, le Province hanno competenza solo su viabilità, trasporti, edilizia scolastica. Tutti gli altri servizi ( e i relativi dipendenti) dovranno essere ripartiti tra Comuni e Regioni. Purtroppo la Regione Abruzzo che, al pari delle altre regioni, avrebbe dovuto indicare quali servizi già in capo alle Province sarebbero stati trasferiti ai comuni o sarebbero rimasti competenza regionale, non ha ottemperato a questa norma. Le Province, a loro volta, in base alla Legge di stabilità approvata a fine anno, dovranno comprimere del 50% i costi relativi al personale, a partire da quei dipendenti e da quei servizi non più ad esse affidati. Le Biblioteche Provinciali d’Abruzzo, e tra esse la Biblioteca “Dèlfico”, dal 1° Gennaio 2015 non conoscono il loro destino.
L’avvocato “velista” che gareggia solo in serie A
Non è Sergio Valente il parrucchiere delle dive, scherza lui, ma Sergio Quirino Valente. Avvocato di quarta generazione: padre avvocato, nonno idem, persino il bisnonno esercitava la professione. “Avvocato velista” si definisce, ma è sempre la sua vena ironica a farla da padrone. Grande organizzatore, ha tre passioni fondamentali: la legge (di cui vive), lo sport e la musica.
Sergio Quirino Valente, iniziamo dall’uomo di legge. Come è diventato avvocato?
«Devo dirle la verità: nella mia testa non dovevo fare l’avvocato. Mio padre, per sua passione, mi aveva indirizzato verso due strade: la musica e gli studi di giurisprudenza. Così mi diplomai in pianoforte e mi laureai in legge. Ma la mia vita era la musica. E io onestamente pensavo che avrei fatto il musicista. A venticinque anni, però, mio padre morì e la mia vita cambiò. Rimasi con mio zio, anche lui avvocato. Ma sentii ugualmente una grande responsabilità sulle spalle. Era il 1980. Da lì è iniziata la mia carriera».
Di Muzio e il Teatro stabile d’Abruzzo
Quali sono le radici del Tsa? Chi furono i fondatori? Quanto è stato determinante il ruolo della politica nella nascita del Tsa? I politici si sono serviti del teatro o gli uomini di teatro si sono serviti della politica? Perché Antonio Calenda abbandonò lo Stabile aquilano? Quanto durarono gli anni d’oro e quanto costarono? Le altre istituzioni culturali hanno beneficiato del ruolo del Tsa? Quando è iniziata la decadenza? È possibile rialzarsi e risorgere oppure dopo 51 anni il Tsa si trova a un fatidico bivio? A queste domande cerca di rispondere il libro “Il Teatro stabile d’Abruzzo. Tra Storia e Cronaca”, in uscita per i tipi di Ricerche&Redazioni, l’opera con cui il giornalista Antonio Di Muzio traccia la storia del Tsa, massimo ente teatrale regionale e fiore all’occhiello della cultura in Abruzzo e in Italia.
Teramo rende omaggio all’arte di Alberto Chiarini
Circa cento opere di Alberto Chiarini per la prima mostra antologica che rende omaggio al pittore e artista teramano scomparso prematuramente 26 anni fa. L’esposizione – in tutto circa 60 dipinti e 40 grafiche provenienti da istituzioni, collezioni private e dalla famiglia Chiarini – è promossa dall’associazione culturale “Il Prato Bianco” e racconta per intero il percorso artistico e umano di Chiarini: le prime sperimentazioni dopo l’Accademia di Belle Arti di Roma, il sodalizio artistico con Guido Montauti e l’avanguardia del gruppo “Il pastore bianco” negli anni Sessanta, fino all’evoluzione neosurrealista della maturità. L’antologica Alberto Chiarini (1965-1988) resterà aperta al pubblico dal 6 dicembre fino al 25 gennaio 2015 e sarà ospitata negli spazi della Pinacoteca Civica di Teramo, in viale Bovio.
«Il fanciullino non è come ce lo raccontano a scuola»
Francesca Florimbii è nata a Teramo ma vive e lavora a Bologna. Per amore (diremmo) di Carducci e Pascoli (che peraltro insegnarono nel suo stesso ateneo), dato che la sua attività di ricercatrice e docente di filologia della letteratura italiana si è da sempre indirizzata verso lo studio di questi e altri importanti autori italiani situati tra Ottocento e Novecento.
Il risultato sono un bel po’ di pubblicazioni che ruotano intorno a un argomento non facile ma molto affascinante. La incontriamo nella sua città di origine, alcuni giorni prima di convolare a nozze con il marito, bolognese, nella chiesetta di Castagneto dove si sposò anche la madre.
Chiarini, dall’Uomo Fiammifero al film con Cerami
Il regista? «È la lente deformante attraverso cui vedere la realtà. Partendo dalla realtà e tornando alla realtà». La definizione è del regista teramano Marco Chiarini, che incontriamo in un caldissimo pomeriggio di inizio luglio. Bastano pochi minuti, mentre sorseggiamo un caffè, per capovolgere le parti: è lui che cerca di intervistarmi. Fatico non poco per cercare di divincolarmi dal fuoco di fila delle domande. Marco soffre di una curiosità (nei confronti della realtà che lo circonda) superiore a quella di qualsiasi cronista. La stessa curiosità che lo ha portato a girare un lungometraggio come “L’Uomo Fiammifero”, che qualche anno fa ha ottenuto due nomination ai David di Donatello come miglior opera prima e per i migliori effetti speciali visivi. Un film che è autentica poesia.