Archivio per la categoria ‘Interviste’
Il medico con la passione della velocità in montagna
Non sono molti i professionisti che, completato il turno di lavoro (di solito senza orari), continuano a mettersi a disposizione degli altri. Gratis, naturalmente. Uno di questi è Amedeo Pancotti, primario di Oncologia a Teramo e presidente di “Hozho”, un’associazione di volontariato di Ascoli Piceno che si occupa di donne operate al seno. Merito forse del suo sangue mezzo marchigiano e mezzo abruzzese (da parte di madre) se non riesce a stare fermo un minuto. Tra le sue grandi passioni, le corse d’auto in montagna. No, non il rally: stiamo parlando di un’altra cosa. Immaginate di prendere un bolide da 500 cavalli e di farlo salire su una serie di stretti tornanti a più di 200 all’ora ed avrete, forse, una vaga idea di cosa sia la “velocità della montagna”, quella che il nostro pratica.
«Il Vate? Potrebbe essere il testimonial dell’Abruzzo»
Enrico Di Carlo è un giornalista, dunque un collega. Ed è anche uno studioso esperto di Gabriele d’Annunzio, di cui ha pubblicato vari volumi. Due circostanze che ignoravo quando, esattamente venti anni fa, mi aggiravo tra gli scaffali della biblioteca dell’università di Teramo (dove il nostro lavora) a caccia di manuali di diritto penale, criminologia, medicina legale e bioetica.
Ma erano altri tempi e le piacevoli chiacchierate che, nelle rare pause del tour de force per discutere la mia tesi di laurea (relatore, il grande prof Guglielmo Marconi), facevo con Enrico non si tramutarono mai in un’intervista. Rimedio. Ora.
«Il Medioevo, un’età piena di luci e colori»
Berardo Pio, teramano, professore associato di Storia medievale all’Università di Bologna, è una di quelle persone che si fanno notare non perché sgomitano ma perché svolgono silenziosamente il proprio lavoro. In questo caso, si sa, il riconoscimento delle qualità straordinarie di una persona avviene più lentamente agli occhi dei più ma, quando accade, suscita piacevoli sorprese. Io ho avuto la fortuna di conoscere il professor Pio, che a 49 anni è tra i più apprezzati studiosi del Medioevo in Italia, già venti anni fa. Ero agli inizi del mio percorso professionale e “sgomitavo” – io sì – per rintracciare notizie da proporre alla redazione. Berardo Pio, all’epoca, era impegnato a Teramo sia sul fronte politico (era coordinatore provinciale del Pri) sia su quello culturale (era segretario di Italia Nostra). Ecco il risultato della nostra chiacchierata.
«La ricerca mi aiuta a tenere viva la speranza»
Daniela Di Giacomo, 38 anni, teramana, biologa. Ha lavorato anche in Francia e da poco ha vinto per la seconda volta consecutiva una delle borse messe a disposizione in Italia dalla Fondazione Veronesi per la ricerca contro il cancro. Ogni giorno parte alla volta dell’Aquila dove, presso il Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche dell’Università, conduce la quotidiana battaglia contro il male che le ha portato via entrambi i genitori, mamma Franca e papà Giacomo. Era quest’ultimo, dopo la morte della madre, a incoraggiarla a studiare: «Continua perché solo continuando si fa il pezzo», diceva. E Daniela è andata avanti, scegliendo consapevolmente l’oncologia molecolare come campo di attività. Oggi si occupa in particolare dei geni, chiamati BRCA1 e BRCA2, che sono responsabili della predisposizione ai tumori della mammella e dell’ovaio. Quelli da cui, con le sue scelte drastiche (l’asportazione dei seni e dell’ovaio) che fanno discutere, fugge l’attrice Angelina Jolie.
L’arte e la rivoluzione culturale pacifica di Appicciafuoco
Da bambino abitavo con la mia famiglia in via Stazio, palazzo Conocchioli, nel centro storico di Teramo. Sarà per questo che capisco lo scultore Marco Appicciafuoco, cresciuto a poche centinaia di metri di distanza, in via Cameli, all’incrocio con la circonvallazione, quando dice che il profilo della collina di fronte, con i suoi colori e i suoi tramonti tiepidi, lo affascinava tanto da sedurlo e solleticargli l’animo artistico. Classe 1970, amico personale di geni del calibro di Enzo Cucchi, Appicciafuoco mostra un lato umano timido che tradisce la potenza della sua capacità espressiva. Viene considerato vicino a quell’insieme di ricerche estetiche nominate “Transavanguardia” dal critico Achille Bonito Oliva. Il suo capolavoro sono i “Light Flowers”, opere dall’intrinseca luminosità (se così possiamo dire) che gli hanno regalato notorietà e fatto salire le quotazioni delle sue opere.
Cvetic: «Servono giovani che credano nell’agricoltura»
Marina Cvetic ama ripetere che «terra, vigne e cielo sono terapia di vita». Chi può darle torto? Pronunciata però dalla donna del vino, l’imprenditrice che più di tutte (e anche più di molti suoi colleghi maschi) in Abruzzo simboleggia il nettare che accompagna le nostre pietanze e si fonde con i sentimenti dell’anima, questa frase assume una valenza più profonda. Sarà perché la sua è una storia d’amore. Per un uomo, innanzitutto, e poi per il vino, la passione condivisa con lui per anni. Per amore Marina Cvetic seguì in Italia il suo futuro marito, Gianni Masciarelli, «un uomo geniale» (parole sue) che se n’è andato troppo presto. Era una ragazza. Oggi è una donna più consapevole che prosegue l’opera iniziata con il compagno, quotidianamente e con la stessa energia, come se quel legame non si fosse mai spezzato. L’abbiamo intervistata, siamo partiti dagli inizi.
Da Teramo a Singapore passando per il Giappone
C’è paese e paese. Ma di casa ce n’è una sola. C’è tuttavia chi, pur distinguendo i due concetti, si sente cittadino del mondo. E, privo di quella diffusa malattia che viene scambiata per attaccamento alle radici ma forse è più simile (banalmente) a uno stato di pigrizia mentale, va libero per il mondo perchè del globo intero e non di una parte di esso si sente a pieno titolo abitante. Uno di questi è Enrico Pelillo, un allegro e divertente professionista teramano che non ha avuto paura di aprire la propria mente quando di globalizzazione, soprattutto nel mercato del lavoro, non si parlava ancora. Lo abbiamo intervistato via facebook e così le sette ore di differenza a nostro svantaggio quasi non si sono avvertite.
Il teramano che allena i super campioni del basket
Conosco Giustino Danesi de Luca da quando eravamo al liceo. E lo ammiro per la sua ironia, la sua intelligenza e il carattere estroverso. All’epoca, però, ero molto più impressionato dalla grazia e dalla potenza con cui, nelle gare dei 110 ostacoli, superava le barriere. Giustino Danesi non è molto alto. E aveva (e ha) una muscolatura possente che, forse, poco si adattava alla sua specialità. Eppure, da ostacolista, sprigionava l’eleganza e la forza di un giaguaro. Una saetta micidiale, precisa e velocissima. Da molti anni sono più abituato a vederlo impegnato ai bordi del parquet con la sua Armani Milano. La forza. Il suo pallino.
«Vi racconto onde gravitazionali e futuro dell’Aquila»
Eugenio Coccia non è solo uno scienziato. Nella sua carriera, iniziata al fianco di Edoardo Amaldi, uno dei Ragazzi di via Panisperna (il gruppo di studio guidato dal premio Nobel Enrico Fermi), vanta anche esperienze da manager di centri di ricerca.
L’ultima in ordine di tempo è la direzione del Gran Sasso Science Institute, sorto a L’Aquila dove c’erano una volta le palestre dell’Isef e più di recente gli uffici della ricostruzione. Il presente della struttura è invece rappresentato da open space, biblioteche, sale riunioni. E dall’impegno di quasi un’ottantina di studenti provenienti da tutto il mondo.
«L’esperienza più strana? La radiografia a un pitone»
Romina Di Costanzo, quando e come è nata la sua passione per la medicina veterinaria?
«Sembrerà una banalità, ma fare il veterinario era davvero il mio sogno di bambina».
Come è diventata medico veterinario?
«Intanto l’inizio è stato un po’ travagliato; non posso parlare di una vera opposizione da parte dei miei genitori ma mio padre fino all’ultimo ha cercato di convincermi a studiare medicina. Non ce la vedeva una figlia a fare un lavoro che per lui sembrava duro, pesante e forse ai suoi occhi non così prestigioso. Ha tuttavia capitolato di fronte alla mia fermezza e ha poi sopportato grandi sacrifici insieme a mia madre per mantenermi agli studi».