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L’uccellino raro che è migrato al contrario

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Il Luì di Pallas avvistato a L'Aquila (foto di Lorenzo Petrizzelli)

Ha invertito la rotta e dalla Siberia centrale è arrivato in Abruzzo, dalle parti del laghetto artificiale di Vetoio (L’Aquila), invece che in Cina o magari in Indocina dove l’istinto avrebbe dovuto condurlo. Sta richiamando l’attenzione dei birdwatcher di mezza Italia un piccolo ma tenace esemplare di Luì di Pallas, un uccelletto migratore che per errore ha fatto la migrazione al contrario.

Un evento raro. In Europa, d’inverno, capita di vederlo qualche volta in Gran Bretagna. Ma in Italia si tratta del quindicesimo avvistamento in assoluto (il primo a Ventotene nel 1992 e l’ultimo a Marano Lagunare, in provincia di Udine, lo scorso aprile).

Sono in tanti a chiedersi come è possibile che questo scricciolo di uccello canoro – il nome iniziale Luì deriva dal suo caratteristico verso mentre la seconda parte (Pallas) ricorda il naturalista tedesco Peter Simon Pallas che lo scoprì in Siberia nell’Ottocento – abbia potuto percorrere, sfidando le intemperie, più di seimila chilometri nella direzione opposta a quella delle migliaia di compagni che ogni anno si mettono in viaggio alla volta del Pacifico.

Luì di Pallas (Lorenzo Petrizzelli)

«Probabilmente si è sbagliato – spiega Vincenzo Dundee, l’ornitologo aquilano che lo ha avvistato casualmente un paio di settimane fa tra i salici del laghetto abruzzese imbiancati di neve – Ha effettuato la migrazione al contrario e invece che ad est, verso il caldo, si è diretto ad ovest. È molto piccolo, pesa tra i cinque e gli otto grammi ed è ipercinetico. Quando c’è il sole, è uno spettacolo osservarlo perché brilla e non sta mai fermo. Io l’ho riconosciuto dal caratteristico sopracciglio. In tanti sono venuti a vederlo, persino da Bolzano e Siracusa. Altri sono arrivati da Roma e da Firenze. Ma a primavera ci lascerà perché deve tornare in Siberia».

Nonostante sia lungo appena dieci centimetri, il Luì di Pallas (nome scientifico, Phylloscopus proregulus) è un caleidoscopio di colori: ha parti superiori verdastre e parti inferiori bianche e groppa giallo limone. Ma nel mondo del birdwatching italiano è la rarità delle sue apparizioni a renderlo così speciale. Due anni fa, a Treviso, attirò l’attenzione di ornitologi dall’intero Paese e diventò una specie di attrazione turistica.

Luì di Pallas (Lorenzo Petrizzelli)

Molti ancora gli interrogativi sul perché di queste migrazioni inverse. Secondo alcuni zoologi, la causa potrebbe risiedere anche nei cambiamenti climatici: questo spiegherebbe perché gli avvistamenti in Italia, negli anni, siano sensibilmente cresciuti (quattro in tre anni secondo il sito www.ebnitalia.it) pur restando rari. C’è invece chi sostiene, nel caso dell’esemplare avvistato a L’Aquila, che la direzione sia scritta nelle informazioni genetiche ricevute da qualche antenato che aveva già sperimentato rotte alternative nell’Europa occidentale. «O forse è stata semplicemente una bufera ad avergli fatto perdere la strada, chissà – dice Lorenzo Petrizzelli, l’ornitologo che insieme a Dundee osserva e fotografa da giorni il piccolo uccello -. Sono migliaia gli esemplari che scendono dalla Siberia e può accadere che qualcuno si perda».

Nicola Catenaro

Da Corriere.it del 10 febbraio 2014
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di Nicola Catenaro

martedì 11 Febbraio 2014 alle 12:28

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