storieabruzzesi.it

blog d'informazione

Una tranquilla vita da rocker tra punk e realtà

nessun commento

Tito Fabio Macozzi

Tito Fabio Macozzi, 40 anni, teramano, rocker da sempre, da quando aveva tredici anni e iniziò a suonare la chitarra. A sedici mise in piedi la prima band, i “Born Losers” (ovvero i Nati perdenti), e offrì a uno sparuto ed emozionato pubblico un’inedita esperienza di concerto in perfetto stile garage-punk psichedelico. A Teramo erano altri tempi e, soprattutto, altri luoghi. Il concerto si svolse allo Shakidu, lo storico locale di viale Bovio trasformato da qualche anno (andare a vedere per credere) in un garage. «Fu un’eccezione – racconta oggi Tito –  visto che all’epoca in città non c’erano locali».

Erano altri tempi…

«Decisamente. Si provava per mesi, quasi ogni giorno, e poi si suonava in occasione di feste che venivano organizzate ogni due o tre mesi in luoghi improvvisati. E l’affluenza era alta. Ricordo un Beatles party alla Fratellanza Artigiana particolarmente affollato. Ricordo altri personaggi e altre facce: Gigi De Federicis della Def Killer Band, Luciano Di Matteo, Roberto Trizzino…. Alcuni suonano ancora oggi. Ma non c’erano molti gruppi né si può dire che vi fosse una scena rock teramana».

A distanza di anni, potresti dire oggi che il rock è la tua professione?

«Posso risponderti dicendo che cerco di farlo in maniera professionale. Mi occupo anche di organizzazione eventi e di concerti. Soltanto di musica suonata, in Italia, è molto difficile vivere. Così, per farlo, cerco di vivere la musica a 360 gradi».

Come è nato il tuo lavoro di organizzatore di concerti?

«Per caso, direi. All’inizio gestivo insieme ai miei amici alcuni locali ed organizzavo concerti per band che a Teramo non avevano mai suonato. Con questi gruppi ci accordavamo poi per uno scambio di date, cosa che ci consentiva di suonare anche a Roma o Milano. La cosa funzionava e così continuai».

Con il tuo storico gruppo, i “Brainsuckers” (cioè i “Succhiacervelli”), hai registrato a partire dal 1997 ben otto dischi. Cosa ti ha offerto questa esperienza?

«La possibilità di essere conosciuto non solo a Teramo e in Abruzzo. I nostri dischi sono stati distribuiti attraverso il circuito nazionale e, in un caso, anche a livello europeo».

Quale caso?

«Dieci anni fa registrammo il disco ‘When the night falls’ con Leighton Koizumi, americano, ex leader dei Morlocks, che alcune riviste davano per scomparso o morto. Riuscii a rintracciarlo, viveva a Los Angeles, e a convincerlo a fare un tour in Italia con noi. Un successo notevole, fu sold-out dappertutto. Ai concerti si presentavano i suoi fans storici, increduli di trovarsi di fronte al rocker che credevano morto, per farsi autografare i suoi dischi».

Leihgton Koizumi può essere considerato un’icona rock ancora in attività al pari di altri mostri sacri come Iggy Pop. Avete in cantiere nuovi progetti con lui?

«Con  la nuova formazione a quattro dei Brainsuckers, è in preparazione il tour celebrativo del decennale dell’album ‘When the night falls’, prodotto dall’etichetta V2, che vedrà appunto la partecipazione di Leighton Koizumi che ora vive in Spagna. Con lui suoneremo a Pescara il 24 marzo al Cube».

Perché con i Brainsuckers suoni mascherato?

«Tutto nacque per scherzo, ancora prima che in Italia sbarcasse la moda del wrestling. È solo una trovata scenica».

Che significa per te essere un musicista rock?

«Per me è la normalità e non saprei concepire diversamente la mia vita. È una passione oltre che la forma d’arte con cui mi esprimo. Il rock non s’impara, ce l’hai dentro e basta».

Dunque, non servirebbe a niente insegnare il rock a scuola?

«Probabilmente no. Io però sono stato un privilegiato. Quando frequentavo le scuole medie, avevo un insegnante, Gianni Pizzoferrato, che ci faceva ascoltare Jimi Hendrix e studiare i Beatles».

Che differenza c’è tra chi ascolta oggi e chi ascoltava ieri la musica rock?

«I ragazzi di oggi hanno più possibilità, grazie ad Internet, di ascoltare tutta la musica che vogliono e di indirizzare la propria formazione come credono».

Tu, quando eri ragazzo, che musica ascoltavi?

«Ho ascoltato davvero tanta musica. Comunque, se dovessi fare una selezione, di sicuro Stooges, MC5, Love, 13th Floor Elevators, Morlocks, oltre ai classici Doors, Pink Floyd …».

In Abruzzo chi può vantare la tua stessa esperienza o il tuo stesso percorso?

«Uno per tutti, Umberto Palazzo, anche lui con una carriera ventennale e con ottime produzioni di livello nazionale. Poi mi vengono in mente gli Zippo, band di rock psichedelico. Molto bravi».

Cosa manca nella nostra realtà perché un musicista rock possa esprimersi al meglio?

«Tutto, qui manca tutto, a partire dai club dove poter suonare…».

Ti immagini ancora rocker tra venti anni?

«Assolutamente sì, ho colleghi molto più anziani come modello da seguire. E poi il rock, si sa, mantiene giovani».

 

Chi è Tito Fabio Macozzi

Dopo aver appreso da bambino i rudimenti del pianoforte classico, inizia a suonare la chitarra all’ età di 13 anni. A 16 forma la sua prima band, i Born Losers. In seguito entra nei Turn Sour (ex Swollencheek) e in seguito forma i Jacob’s Ladder, poi diventati nel 1991 Ghetto Raga, con i quali registrerà “Lo Spirito e il Corpo”, recensito da magazine nazionali come “Rockerilla” e “Rumore”. Dopo lo scioglimento dei Ghetto Raga, si dedica allo studio delle arti visive presso il DAMS di Bologna.

Nel 1996, tornato a Teramo, forma i Brainsuckers, con Giancarlo “Jungle” Di Marco e Alessandro”Abarth” Antinori. Con questa formazione i Brainsuckers registrano quattro album esibendosi in centinaia di concerti in Italia e all’estero. In questi anni nasce anche la Brainville Productions, etichetta discografica e agenzia di organizzazione eventi. Nel 2003 l’incontro e la collaborazione con Leighton Koizumi, cantante di Gravedigger V e Morlocks, che produrrà diverse tournée in Italia e in Europa, nonché il disco “When the Night falls”, (Ammonia Records/V2, 2003), con Leighton Koizumi alla voce.

Nel 2010, alla ricerca di nuove prospettive musicali (il soul, il rhythm ‘n’ blues), nascono insieme al bassista Giulio Di Furia gli Electric Flashbacks, che pubblicano “The Lovely Art of Electronics” (Misty Lane /Teen Sound 2011).Con questa band, Tito Macozzi si esibisce in diversi festival di importanza internazionale (primo fra tutti il Festival Beat) e in centinaia di concerti in pochi anni.

 

Nicola Catenaro

(Pubblicato su “La Città” del 21 marzo 2013)

di Nicola Catenaro

venerdì 22 Marzo 2013 alle 8:49

638 visualizzazioni

Lascia un commento

*